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METAL WORLD REWIEW

 

 

 

LOUDNESS Special  RECENSIONI
 

- Loudness 1992

- Spiritual canoe 2001

- Pandemonium 2001

- Biosphere 2002

-Terror 2004




LOUDNESS

1992/06/10

Durata: 46'45''
Prodotto da: Akira Takasaki

Line-up: Akira Takasaki (guitar), Munetaka Higuchi (drums), Masaki Yamada (vocals), Taiji Sawada (bass)

Tracklist:

01. Pray For The Dead

02. Slaughter House

03. Waking The Dead

04. Black Widow

05. Racing The Wind

06. Love Kills

07. Hell Bites (From The Edge Of Insanity)

08. Everyone Lies

09. Twisted

10. Firestorm

 

Nel 1992 Akira Takasaki e Munetaka Higuchi si ritrovano da soli a dover rimpiazzare Mike Vescera e Masayoshi Yamashita; la scelta cade su Masaki Yamada, storica voce dei Flatbacker e degli EZO, e su Taiji Sawada, che aveva da poco abbandonato gli X.Akira, principale autore dei brani, decide di sperimentare un suono più duro rispetto ai precedenti lavori: scordatevi quindi ballate o brani che strizzano l'occhio al Rock... perché qui c'è spazio solo per Metallo fumante.Apre le danze "Pray For The Dead", su un ritmo cadenzato dalla batteria e da un potente riff di chitarra: ed ecco che arriva la voce graffiante di Masaki, una voce da pantera, che esprime le sue potenzialità al meglio. La differenza con i precedenti vocalist è notevole, ma una volta abituati, amerete questa voce.Si continua con "Slaughter House", che diventerà uno dei brani simbolo dei Loudness insieme a Pray For The Dead: veloce, aggressiva, con un grande lavoro di batteria e dei riff potenti e pesanti, probabilmente alcuni dei riff più belli che Akira abbia mai realizzato."Waking The Dead" è un altro brano di pura energia, con un altro assolo di Akira in primo piano."Black Widow" (primo singolo dell'album) rimane subito in testa per la melodia principale, e mette in evidenza la grande tecnica del quartetto, al loro primo - e unico - album insieme ma già con un grande affiatamento.Non c'è un attimo di tregua, "Racing The Wind" è un altro brano veloce e potente con un ritornello accattivante. Un attimo di pausa ce lo regala invece "Love Kills", una mid-tempo nella quale Masaki usa al meglio la sua voce assassina."Hell Bites" è il brano più particolare, un'opera di quasi 6 minuti che parte con un ritmo estremamente veloce, per poi sfociare verso la metà in un'atmosfera epica e ipnotica che mi ricorda molto "Fire Fire" degli EZO... bellissima.Il passaggio a "Everyone Lies", con dei bellissimi arpeggi di chitarra, lascia l'ascoltatore con una piacevole sensazione di confusione in testa, per poi ritornare a un suono potente e aggressivo. Da segnalare assolutamente il bellissimo assolo di basso di Taiji, che da dimostrazione di grande tecnica (N.B. il brano è stato scritto da Masayoshi Yamashita prima di lasciare i Loudness)Anche in "Twisted", il brano più divertente, Taiji ci delizia con un altro assolo, questa volta in stile funky.Chiude al meglio "Firestorm", forse il brano più aggressivo dei Loudness, dove chitarra, basso, batteria e la voce urlante di Masaki si fondono in un mix di potenza e velocità.Anche se è stato denigrato da molti fans, secondo me questo LOUDNESS rimane il più bell'album dopo il periodo d'oro 1981-1988. Diretto e senza compromessi, innovativo nei suoni rispetto ai lavori precedenti, e pieno di belle canzoni che non stancano mai l'ascoltatore. Ed è veramente un peccato che sia l'unico con la formazione Akira-Munetaka-Masaki-Taiji... veramente un peccato...Da avere assolutamente, soprattuto se siete amanti del Metal.

P.S. anche la copertina è una delle più belle che io abbia mai visto!

 

 

 

SPIRITUAL CANOE

2001/03/07

Durata: 63'43''

Prodotto da: Loudness

Line-up: Akira Takasaki (guitar), Munetaka Higuchi (drums), Masayoshi Yamashita (bass), Minoru Niihara (vocals)

Tracklist:
01. The Winds Of Victory
02. The Hate That Fills My Lonely Cells
03.
The End Of Earth
04. Stay Wild
05. The Seven Deadly Sins
06. Picture Your Life
07. How Many More Times
08. Touch My Heart
09. Climaxxx
10. A Stroke Of The Lightning
11. Never Forget You
12. Spiritual Canoe
13. The Power Of Love

 

Aprile 2000: ultimo concerto dei Loudness con la formazione Akira-Masaki-Hiro-NaotoOttobre 2000: i Loudness organizzano la reunion con la mitica formazione originale.... e come dichiarato da Niihara, c'è stato da subito un feeling che ha permesso di scrivere i nuovi brani più velocemente e senza problemi.Questo atteso SPIRITUAL CANOE, 15° album studio dei Loudness, si preannuncia come "il miglior album fin dai tempi di DISILLUSION", sempre secondo Niihara.Si inizia con "The Winds Of Victory": breve introduzione di batteria, ed ecco la graffiante chitarra di Takasaki, il basso pompato al massimo di Yamashita, e la voce sempreverde del grande Minoru Niihara, che non mostra affatto i suoi 40 anni. Tutto bello, però mi sembra di aver già sentito questa musica... ma certo, Street Woman! L'auto-citazione (auto-plagio?) è evidente.Si continua con "The Hate That Feels My Lonely Cells", uno degli episodi migliori dell'album: si parte con un'ipnotizzante melodia che sfocia in un'esplosione di energia, con Niihara a fare la parte del leone (grandiosi gli acuti in crescendo sovraincisi)."The End Of Earth" parte con un riff moderno, per poi trasformarsi in un tipico brano veloce, in old-Loudness-style... motivo di orgasmo è l'assolo vertiginoso di Takasaki, mentre Niihara sfoggia acuti a non finire. Questi sono i veri Loudness! Unica cosa che lascia perplessi, quel break di batteria quasi identico a quello di Firestorm..."Stay Wild" è un altra canzone vecchio stile, un brano energico con riff all'ennesima potenza e la voce di Niihara al limite. Tutto bello.E' il momento di "The Seven Deadly Sins", altro brano che alterna suoni più moderni (per continuare il discorso interrotto negli anni '90) a tipici suoni anni '80: in questo caso il riff principale ricorda senza ombra di dubbio la mitica Crazy Night! Ancora auto-celebrazione o carenza di idee?"Picture Your Life" è un altro brano tirato che non aggiunge niente di nuovo, ma comunque piacevole."How Many More Times" è uno dei brani chiave dell'album, sicuramente innovativo, dove i nostri ci mostrano la loro voglia di misurarsi con il mondo musicale attuale. Per i puristi del Metal è sconvolgente sentire Niihara reppare palesemente, ma dopo averci fatto l'abitudine, non si può non apprezzare.Un momento di pausa ce lo regala il piacevole lento "Touch My Heart", a dire il vero molto simile a Kashmir dei Led Zeppelin.Si ritorna sul pesante con "Climaxxx", altro pezzo tirato con momenti meno Metal e più attuali."A Stroke Of The Lightning" è un altro brano da segnalare per la freschezza compositiva (il titolo è forse un riferimento a Lightning Strikes? Non lo sapremo mai)Finisce il decimo brano, comincia un conto alla rovescia di 30 secondi, una pausa che forse vuole separare gli ultimi 3 brani in stile bonus tracks...Infatti "Never Forget You" è una specie di omaggio ai fans, una sorta di ringraziamento (anche qui, il titolo ricorda la raccolta Never Stay Here, Never Forget You)"Spiritual Canoe" è un breve brano strumentale, una bellissima introduzione all'altrettano bellissima "The Power Of Love". Questa ballata, con un riff di chitarra melodico e ipnotizzante, chiude al meglio questo lavoro che decreta il ritorno dei vecchi Loudness.Un paio di considerazioni teniche: la qualità del suono è decisamente pessima, non lo so se hanno voluto finire l'album in fretta e furia, sta di fatto che il risultato finale non è soddisfacente. Stupendo invece il package, con la copertina plastificata e un libretto molto curato. A lato potete leggere la frase "As The Angels They Fly In Your Soul And My Soul", tratta dal primo brano.La domanda finale: questo album è quindi all'altezza dei vecchi capolavori? Forse no, forse tutte quelle "auto-citazioni" ne abbassano il giudizio globale, è però da apprezzare la volontà di voler fondere il vecchio sound anni '80 con il più recente sperimentato negli anni '90, senza rinnegare né l'uno né l'altro.In generale, considerando anche il valore affettivo, un album molto buono e valido, che perlomeno ci regala l'illusione che i Loudness siano tornati al loro periodo d'oro.
 

PANDEMONIUM

2001/11/21

Durata: 55'49''

Prodotto da: Loudness

Line-up: Akira Takasaki (guitar), Munetaka Higuchi (drums), Masayoshi Yamashita (bass), Minoru Niihara (vocals)
Tracklist:

01. Ya Stepped On A Mine
02.
Bloody Doom

03. The Pandemonium
04. Vision
05. What’s The Truth?
06. Suicide Doll
07. Chaos
08. The Candidate
09. Real Man
10. Infame
11. Snake Venom

 

Con la scusa della reunion e del 20° anniversario, la Nippon Columbia decide di sfruttare al massimo il nome dei Loudness, producendo un numero spropositato di cd nuovi, raccolte, ristampe, dvd, e chi più ne ha più ne metta. Inoltre chiede al gruppo di realizzare un secondo album studio nello stesso anno (!), per sfruttare appunto l'entusiasmo del pubblico dopo l'uscita di SPIRITUAL CANOE...... a 8 mesi di distanza, nasce con queste premesse PANDEMONIUM.Mi ricordo le mie perplessità quando uscì questo album... ho sempre pensato (e lo penso tuttora) che un disco realizzato in tempi molto brevi non può essere un prodotto curato, inoltre a pochi mesi di distanza sarebbe stato per forza la brutta copia del precedente? Beh, in parte mi sbagliavo.Ancora una volta il sound dei Loudness evolve, e questa volta in modo irreversibile... più attuale e anche più pesante. Un cambiamento paragonabile a quello di 10 anni prima, con lo storico LOUDNESS.La veloce "Ya Stepped On A Mine" fa da apripista e mette subito in chiaro il nuovo sound: sporco, quasi grezzo, ma allo stesso tempo tecnico. I potenti acuti di Niihara sono ai massimi livelli, peccato per quei numerosi "Fuck You" sparsi qua e la...In "Bloody Doom" si parla di attualità: il riferimento al terrorismo (“The Holy Jihad”) e all'attentato delle Twin Towers è evidente. Dal punto di vista musicale, si alternano momenti melodici al nuovo sound, che accompagnerà i Loudness fino ai giorni nostri. Stupende le linee vocali. Uno dei pezzi migliori dell'album."The Pandemonium" è un altro brano potente, diretto e senza compromessi: pur mancando di un vero e proprio assolo, riesce a trascinare l'ascoltatore per i suoi riff suggestivi. Takasaki non ha ancora perso le sue mani d'oro!Un pezzo più lento e più tecnico è invece "Vision", con un assolo degno del vecchio Takasaki."What's The Truth?" un altro brano veloce, e uno dei preferiti di Higuchi. Infatti la parte di batteria è piuttosto tecnica e complessa, ed è uno dei brani proposti dal vivo.Ma la perla di questo disco è la geniale "Suicide Doll", che parte con un giro di basso a scandire un ritmo quasi divertito, e che vanta un ritornello ipnotizzante con un grande Niihara. Un ascoltatore occasionale forse non apprezzerebbe, ma dopo averla ascoltata un po' di volte non potete non innamorarvene!"Chaos" un altro brano potente ma melodico allo stesso tempo, non particolarmente innovativo ma molto piacevole."The Candidate" è un altro brano geniale, con una linea di basso e delle chitarre stupende, ed è anche il primo brano dei Loudness cantato da Niihara insieme a Takasaki (la voce più coperta)!"Real Man" parte in vecchio stile (mi ricorda i Loudness dei primi anni), per poi proseguire anche qui con un ritornello melodico, allegro e ipnotizzante."Inflame" ci ipnotizza invece per il suo geniale riff di chitarra, ripetuto ossessivamente. Un altro pezzo fresco e genuino.Chiude "Snake Venom", secondo me la canzone meno interessante, senza infamia e senza lode. Carina, ma quei cori urlati sono abbastanza noiosi.In generale PANDEMONIUM viene promosso, un album non eccezionale (preferisco comunque Spiritual Canoe) ma devo dire che mi aspettavo di peggio. Contiene comunque delle chicche e delle emozioni che solo i Loudness sono in grado di trasmettermi.Peccato per la qualità del suono, ai (pessimi) livelli del lavoro precedente.Comunque il package è ottimo: all'interno del cd ci sono due libretti: uno con i testi, e l'altro con delle immagini vecchie e nuove dei nostri 4 beniamini. La copertina - come il picture disc - poi è stupenda.All'interno la frase "Welcome To The New World Darling Angel" tratta da Real Man.

Un'altra curiosità: tutti i testi sono in inglese, mentre in Spiritual Canoe erano prevalentemente in giapponese. 

BIOSPHERE

2002/09/02

Durata: 54'59''

Prodotto da: Loudness

Line-up: Akira Takasaki (guitar), Munetaka Higuchi (drums), Masayoshi Yamashita (bass), Minoru Niihara (vocals)

Tracklist:

01. Hellrider
02. Biosphere
03. Savior
04. My Precious
05. Winds From Tibet
06. System Crush
07. The Night Is Still Young
08. Shame On You
09. Break My Mind
10. So Beautiful
11. For You

 

Esasperati dallo sfruttamento della Nippon Columbia, i Loudness decidono di lasciare ancora una volta la major giapponese e firmano un contratto con la Tokuma Japan Communications.In questo album si delinea definitivamente il nuovo sound, lasciando ben intendere che il gruppo non tornerà più sui propri passi.Apre la potente e veloce "Hellrider", che a un primo ascolto può sembrare un po' la copia di "Ya Stepped On A Mine". In realtà il brano è più strutturato, e Niihara comincia a sperimentare alcuni effetti vocali.La title track "Biosphere" è il perfetto esempio delle nuove sonorità dei Loudness, anche per il nuovo tipo di assoli di Takasaki, non più superveloci ma alla ricerca di particolari sonorità, forse la naturale evoluzione del Takasaki anni '90."Savior" è un altro brano potente e particolare, con un assolo di chitarra e una parte di batteria bellissimi."My Precious" è un brano... come si può definire? Funky? Niihara reppa ancora una volta, come già era accaduto nei due album precedenti. Un brano che potrebbe far storcere il naso ai fans di vecchia data."Wind From Tibet" è la perla del disco. Un brano che parla dell'invasione cinese nel Tibet, avvenuta negli anni '50, cadenzata da uno stupendo riff di chitarra e da una grande interpretazione di Niihara."System Crush" ci riporta indietro di almeno 10 anni, un brano di puro Heavy Metal che mi ricorda nel ritornello "Fear Of The Dark" degli Iron Maiden. Altra grande prova di Niihara che incanta con i suoi particolari acuti. Il ragazzo è ancora in forma!"The Night Is Still Young", come suggerisce il titolo, è un vero e propio inno, che alterna nuove sonorità (il riff decisamente "metallico") a un ritornello in tipico stile anni '80."Shame On You" inizia con un bellissimo giro di basso, per poi perdersi in quel nuovo sound che è forse qui presente in modo troppo esagerato, con quei chitarroni e quei cori che sinceramente stonano. Peccato perché l'assolo è molto particolare e divertente (sembra un'improvvisazione)."Break My Mind", altro brano senza infamia e senza lode. Anche qui vale il solito discorso, momenti melodici (strofe) alternati a momenti più duri (ritornello)Fortunatamente l'album chiude in bellezza: "So Beautiful" è una vera e propria ballata, accompagnata inizialmente da una chitarra acustica e successivamente dalla voce di sottofondo di Takasaki."For You" è un altro lento, ma questa volta si tratta di un blues (!1), un esperimento che si lascia volentieri apprezzare.Nel complesso un album decisamente ibrido come sonorità (c'è veramente dentro un po' di tutto); probabilmente i Loudness erano alla ricerca di un nuovo sound che comunque fa abbastanza da filo conduttore nella maggior parte dei brani.Dopo la reunion, i Loudness cambiano poco alla volta di anno in anno, abituando lentamente l'ascoltatore a nuove sonorità e a un nuovo modo di fare musica; se questo sia un bene o un male... a voi l'ardua sentenza.

TERROR

2004/01/07

Durata: 60'43''

Prodotto da: Loudness

Line-up: Akira Takasaki (guitar), Munetaka Higuchi (drums), Masayoshi Yamashita (bass), Minoru Niihara (vocals)

Tracklist:

01. Pharaoh
02. Cyber Soul
03. Life After Death
04. Let’s Free Our Souls
05. Detonator (Fire And Thunder)
06. Cross
07. About To Kill
08. Double Walker
09. The City Of Vampire
10. Seventh Heaven
11. Terror

 

Avete presente i Loudness?Quel fantastico quartetto che è stato in grado di donarci un'infinità di emozioni per oltre 20 anni, grazie alla loro Musica, al loro carisma?Ecco, dimenticatevene completamente.In TERROR non c'è traccia del loro glorioso passato. Non c'è proprio traccia. E' un crudo e crudele ritratto di quello che sono i Loudness oggi, senza cercare di mascherarsi come era successo nei 3 album precedenti.Devo dire che dopo BIOSPHERE, e dopo aver sentito gà qualche anteprima, non mi aspettavo nulla. Ero pronto al peggio. Ma, come dico io di solito, al peggio non c'è limite.Ma come hanno fatto i Loudness a cadere così in basso? Andiamo con ordine.Apre le danze la lenta e massiccia "Pharaoh", che si lascia apprezzare per le chitarre ipnotiche di Takasaki, e un ritornello altrettanto ipnotico. Prima dell'assolo, la prima perplessità: Niihara canta un breve pezzo con la voce completamente coperta da un effetto particolare, che non lascia nemmeno capire cosa stia dicendo.Si continua con “Cyber Soul” (un brano che affronta il tema di internet e delle nuove tecnologie): la rullata di Higuchi ricorda quella di "Biosphere", per il resto il brano scorre (molto) lentamente sotto ai nostri occhi (orecchie), manca di quel coinvolgimento al quale eravamo stati abituati. Durante l'ultimo ritornello, la voce in background viene ancora coperta da fastidiosi effetti che la fanno sembrare un fastidioso verso isterico."Life After Death", un altro mid-tempo con chitarre pesanti, non aggiunge nulla di nuovo.E' la volta quindi di "Let's Free Our Souls", della quale esiste anche un videoclip. Il primo pezzo veloce dell'album, potenzialmente valido, che però si perde in un ritornello lento e noioso."Detonator (Fire And Thunder)" è forse il pezzo più divertente e coinvolgente, peccato che le strofe siano cantate (?) in una maniera assurda da Niihara, e ancora una volta la voce è effettata in modo inutilmente pesante. Vi lascio immaginare la mia perplessità al primo ascolto..."Cross" è il brano più lungo di tutta la carriera dei Loudness (quasi 9 minuti), parte molto bene, senza batteria, con un'atmosfera tenebrosa e suggestiva... che viene rovinata dai chitarroni di Takasaki. Il brano continua così, con momenti lenti (quasi delle pause) alternati a momenti più pesanti che uccidono la genuinità del brano, fino a un interessante assolo finale di chitarra.In "About To Kill" si parla di suicidio, e devo dire che quando l'ho sentita mi è proprio venuta voglia di suicidarmi! Sicuramente il brano peggiore dei Loudness, con riff di chitarra noiosi e ripetitivi, un basso pompato come se l'obiettivo fosse quello di "fare rumore", e una fastidiosissima batteria in stile nu-metal (non volevo usare questo termine, ma sono costretto) che batte, batte, batte tanto per battere. Come se Higuchi avesse improvvisamente disimparato a suonare. Aggiungiamo la solita voce effettata di Niihara che da il meglio di sé stesso per urlare il più possibile, e il risultato è un pastrocchio confuso dai suoni grezzi. Peccato perché l'assolo centrale è pure interessante!"Double Walker", come suggerisce il titolo è un brano con una doppia facciata: anche qui si alternano idee interessanti a momenti di noia, banalità, e carenza creativa. Quando la canzone sembra decollare, arriva un fastidioso ritornello e un fastidioso riff a rovinare tutto quanto."The City Of Vampire" cerca di risollevare le sorti di un disco ormai compromesso. Un riff assassino (che a dire il vero ricorda "Master Of The Highway") e un assolo in vecchio stile (l'UNICO legame con il passato!) ci regalano quello che forse è il momento migliore di Terror. Ma anche qui, il solito ritornello rallentato, noioso..."Seventh Heaven" si può dividere in 2 parti: la prima, brutta con il solito cantato effettato e (ancora) reppato; la seconda, dopo l'assolo esoterico di Takasaki, più coinvolgente e da un ritmo galoppante... peccato che appena si comincia a gustare, sia già finita.Chiude in bellezza (?) "Terror", con delle sonorità interessanti (bello il ritornello) rovinate dai soliti chitarroni.Cosa dire, in conclusione?Dopo un'ora di ascolto, la delusione è tanta. Un disco pesante, che non decolla mai, che alterna momenti buoni (pochi) a momenti pessimi (molti).La cosa che mi ha lasciato più perplesso e deluso, più che il sound, è proprio la parte vocale di Niihara, con tutti quegli effetti che uccidono la sua voce.E poi i brani... nessuno veramente bello dall'inizio alla fine, nessun ritornello che ti dia la voglia di cantarlo a squarciagola. Tutto è amelodico, fastidioso.E pensare che TERROR era stato presentato come "un album con influenze dai primi Black Sabbath"... ridicolo.Forse ho giudicato in maniera troppo negativa: ma stiamo parlando dei Loudness. Dopo 23 anni di attività non possono permettersi di uscire con un lavoro del genere.

 (by Embryo)

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