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KYUSS "When the sun is red!!"

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"Il deserto è il nostro suono, siamo animali del deserto; devi ascoltare il suono del deserto per capire chi siamo e cosa suoniamo." . Questa frase sintetizza al meglio l’espressione, l’ideale, l’attitudine di una delle più grandi cult-band degli anni ’90, i KYUSS. Un gruppo che, paradossalmente, ha visto crescere il numero dei suoi fans ed ha esercitato una fondamentale influenza per molte bands dopo il suo scioglimento, avvenuto nel 1995, del quale ancora non si sono capite a fondo le cause. Nativi delle zone desertiche di Palm Springs, California, i nostri costituiscono tuttora, per certi versi, un caso insuperabile di intensità rock, creando attorno al loro nome un alone di mito.Tutto comincia nel 1987, quando il chitarrista Josh Homme (appena 14enne) forma un gruppo con l’amico/compagno di scuola Brant Bjork (batterista) a nome Katzenjammer; il nome viene presto cambiato in Sons Of Kyuss (nome di uno dei personaggi di Dungeons & Dragons) e ai due si uniscono il bassista Chris Cockrell e il giovanissimo cantante John Garcia.

sons of KYUSS

Il gruppo comincia a lavorare su proprie composizioni subendo, inconsciamente, il fascino e la desolazione del paesaggio che li circonda; ne scaturisce un suono ruvido e sporco che deve molto ai grandi degli anni ’70 (Black Sabbath, Blue Cheer e Pink Floyd verranno sempre citati nelle prime interviste rilasciate dalla band) e, nel 1988, i nostri fanno uscire l’omonimo debutto per una fantomatica etichetta, la Black Highway Records, in sole 500 copie. "Sons Of Kyuss" (corredato da una bellissima copertina che ritrae i quattro sullo sfondo di un desertico tramonto) presenta da subito le caratteristiche del gruppo, che basa la sua forza sull’estro della chitarra di Josh , e, come tanti debutti, paga lo scotto dell’inesperienza in studio dei quattro, mortificato com’è da una produzione non all’altezza. Ad ogni modo canzoni come "Window Of Soul", "Love Has Passed Me By" e "Katzenjammer" si elevano dalla media e lasciano intuire le enormi potenzialità del quartetto. Subito dopo la sua uscita Chris Cockrell lascia il gruppo, sostituito prontamente da Nick Olivieri e dopo aver cambiato nome nel semplice Kyuss, i nostri firmano un contratto con la piccola etichetta Chameleon .

wretch KYUSS

Il primo passo è la pubblicazione di "Wretch", disco che recupera molti dei pezzi presenti su "Sons Of…" più alcuni brani tratti da demo/rehersal del periodo 1988/1991 e, come il suo predecessore, risente della produzione non adeguata al suono e alle caratteristiche della band. In ogni caso, "Wretch" permette al nome Kyuss di circolare nei circuiti underground e il gruppo comincia a suonare con una certa frequenza nei clubs della zona, sbalordendo il pubblico con un wall of sound pauroso che non teme uguali nella scena. L’anno di grazia è il 1992, quando Chris Goss (mente dei Masters Of Reality,nonché producer/talent scout di fama underground) rimane colpito da un loro concerto e decide di produrre il prossimo passo del gruppo. Il risultato è "Blues For The Red Sun" (Settembre 1992), il capolavoro della band e, a detta di molti, uno dei dischi fondamentali del rock anni ’90. Il suono si fa cupo, impenetrabile (chitarra e basso vengono registrati tre toni sotto l’accordatura normale - e questa diventerà una caratteristica fondamentale negli anni a seguire) e, ascoltando il disco, sembra davvero di perdersi nelle immense dune desertiche, dove il calore diventa insopportabile e allucinante al punto di perdere il controllo dei sensi. L’atto di apertura "Thumb" e la seguente "Green Machine" sono manifesti sonori di un gruppo che ha finalmente acquistato la sicurezza nei propri mezzi e immergono l’ascoltatore in un mantra sonoro infernale dal quale è difficile uscire illesi. Altre perle di un disco epocale sono le strumentali "Molten Universe" e "Apothecaries Weight" nelle quali il potere evocativo/rappresentativo dei Kyuss raggiunge il suo apice trasportando la mente lontano verso lidi senza mete.

blues KYUSS

Grandi meriti vanno dati anche al produttore Chris Goss, capace di catturare in un piccolo studio l’incredibile forza d’urto del suono live della band; da questo momento il legame Kyuss-Chris Goss diventerà indissolubile negli anni a venire. "Blues for…" si rivela un successo underground, tanto che il gruppo parte per dei tour di supporto a gente come Faith No More, Danzig e, soprattutto, Metallica (in Australia per la precisione) aumentando a dismisura l’interesse della gente verso un suono che, dopo anni di oblio, sembra poter tornare a recitare un ruolo fondamentale nella scena musicale. I Kyuss vengono inseriti (con il pezzo "Green Machine" ) nella compilation "Grunge-The alternative compilation" e questo non fa che aumentare la loro esposizione ad un pubblico sempre più vasto. Le majors fiutano il possibile affare e la prima a contattare il quartetto è l’Elektra che si accaparra le gesta del quartetto; il risultato è il terzo disco "Sky Valley", forse il disco di maggiore "successo" dei nostri. "Sky Valley" prosegue il discorso intrapreso con "Blues for..", ovvero canzoni supportate da un muro sonoro che è pura dinamite; prodotto ancora di Chris Goss e supportato dall’ennesima grande copertina visionaria il disco si apre con la monumentale "Gardenia", un mammuth-rock dall’incidere maestoso che ipnotizza all’istante. Altre perle del disco sono "Demon Cleaner", "100° e il bellissimo slow acustico "Space Cadet" con una magica prova vocale di John Garcia.

sky KYUSS

Il disco è supportato da un tour esteso che porta il gruppo anche, per la prima volta, in Italia. La data del 16/9/1994 al locale "Bloom" di Mezzago (Milano) rivela al pubblico nostrano l’inumana potenza/attitudine del gruppo on stage, lasciando un indelebile ricordo per chi, in quella occasione, ebbe la fortuna di esserci. Tornati in America i Kyuss registrano il loro ultimo disco ufficiale, il grande "And the circuì leaves the town"; secondo molti questo è il lavoro più bello (badate non il migliore, che a detta di tutti è "Blues For..") realizzato dalla band, contenente al suo interno piccole gemme come "El Rodeo", "Phototropic", "One Inch Man" e altri. Il capolavoro è comunque posto in chiusura e si chiama "Spaceship Lawding", il miglior brano mai scritto dai Kyuss; oltre undici minuti di estasi psichedelica sabbathiana dominati dalla chitarra di Homme, capace di toccare lidi onirici. I quattro tornano in Italia, precisamente a Reggio Emilia il 9/9/1995, di supporto ai più famosi Soundgarden; inutile nasconderlo, i Kyuss "distruggono" letteralmente Chris Cornell e soci, suonando un set devastante per potenza, intensità e attitudine rock, lasciando agli autori di "Superunknow" le briciole. Poi, improvvisa, arriva la notizia dello scioglimento del gruppo che getta nello sconforto i fans di questa cult-band.

KYUSS

I membri della band hanno sempre dichiarato che lo split fu del tutto amichevole e sereno ma, ancora oggi, sono in molti a pensare che Josh Homme si fosse stufato dell’atteggiamento autolesionista di John Garcia, perennemente strafatto on stage e nelle prove in studio, tanto da compromettere la carriera del gruppo. La verità resterà per sempre un mistero, aumentando l’amarezza nei seguaci del gruppo. Il seme è comunque stato lanciato e non ci vuole molto perché gli ex-membri si rifacciano vivi sulla scena. Contrariamente alle attese il primo è il vocalist John Garcia; la sua nuova band, a nome SLO BURN, altro non è che una versione più rock e meno "trippy" dei Kyuss e con un solo mini album ("Amusing the Amazing") riesce a colmare il vuoto lasciato dalla band madre, grazie a canzoni come "The prizefighter" e "July" (l’anthem desertico per eccellenza). Proprio quando il gruppo si appresta a pubblicare l’atteso full-lenght (a titolo "Cactus Jamper") Garcia molla, inspiegabilmente, la band, aumentando così la sua fama di personaggio dal carattere/temperamento instabile. Il nostro, nel 1998, fonderà gli UNIDA coi quali intraprenderà sentieri maggiormente rock’ n’roll, pur non scordandosi del passato. Dopo un miniLP e un full-lenght usciti per etichette indipendenti gli UNIDA sono pronti a tornare sul mercato, quest anno, forti di un deal con la major Def Jam American Recordings; vedremo i risultati. Dall’altra parte il chitarrista Josh Homme, dopo aver suonato come ospite nel tour degli Screaming Trees, fonda i QUEENS OF THE STONE AGE, richiamando con sé il bassista Nick Olivieri e il batterista Alfredo Hernadez, ricostituendo praticamente i Kyuss. Le attese per il gruppo sono enormi, forse esagerate, e infatti il primo passo della band, l’omonimo debutto (preceduto da uno split single condiviso con gli olandesi Beaver) non è il capolavoro che molti si aspettavano. "QOTSA" è in realtà un disco di tozzo e grezzo hard rock, nel quale non mancano buone canzoni (Mexicola", "Avon" e lo slow/psichedelico "You can’t quit me baby") che però non reggono il confronto coi lavori dei Kyuss, anche per una scelta di suoni/produzione quantomeno discutibile. Dal vivo il gruppo si rivela invece una macchina da guerra riportando ai fasti dei KYUSS con un imponente wall of suond e alternando brani compositi a interminabili jams psichedeliche degne del periodo 1992/1994. Dopo aver scaricato la Roadrunner (colpevole di non aver promosso minimante il disco) i QOTSA firmano per la major Interscope, rilasciando il secondo lavoro "R". Il disco si presenta molto più melodico e accessibile di tutti i precedenti lavori rilasciati da Josh Homme, mostrando il lato più dolce/intimista del nostro. Canzoni come "The lost art of keeping secrets", "Autopilot" e "In the fade" mostrano un gruppo capace di uscire dagli schemi del desert rock e puntano al grande pubblico, forti di un notevole appeal commerciale. Poco prima delle sue registrazioni avviene l’ennesimo cambio di formazione, con l’abbandono di Alfredo Hernadez (impossibilitato a lasciare moglie e figlio) che cede le pelli al veterano Gene Trautman, gia conosciuto come drummer dei Miracle Workers, garage band attiva nei primi anni ’90.

QUEENS OF THE STONE AGE, SLO BURN e UNIDA sono tutti gruppi validi (soprattutto i secondi) capaci di grandi canzoni/emozioni rock ma nessuno di questi e nessun’altra band saprà reincarnare la desertica magia che animava i KYUSS; come detto da Homme, KYUSS era uno stile di vita, non un semplice gruppo musicale. Un appello a tutte le giovani bands innamorate di questo incredibile gruppo: non cercate di imitarli, loro venivano dal deserto e dal suo suono hanno imparato a suonare; noi non possiamo capirlo! (di Marco Cavallini )


                                                                           

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