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CLASSICS REWIEW

 

 

MELIDIAN

DIANNO

SAXON

FATES WARNING

GLASS TIGER

 

MELIDIAN 'Lost In The Wild' (Cbs, 1989)

Il metal per la quarta dimensione! Questa era la citazione sullo stick della copertina, sulla quale, un tipico tifone americano, sollevava in modo angelico gli abitanti della zona. L’unica cosa certa è che questi americani sono durati lo spazio di un solo disco !! Intendiamoci il lavoro è buono, un metal melodico a stelle e strisce con anthem potenti e canticchiabili, e in più una notevole dose di furbizia. Look decisamente valido ( per l’epoca ) e un cantante potente e ruvido riescano a incuriosire gli ascoltatori. Sembra comunque di essere al cospetto di un album studiato a tavolino, mi spiego, come detto prima non è poi male ciò che sentiamo in Lost In The Wild, ma la personalità latita assai ed è forse tutto assai sentito. Certo chi ha amato House Of Lords, Ratt o Hurricane, troverà sicuramente giovamento da questa band. Sentite l’intro di ‘Ready To Rock’, sembrano i Ratt !!! ‘Livin Under The Gun ‘ gioca sul classico coro stile Bon Jovi che per forza di cose vi entrerà in testa. ‘Fire Up The Heart’ è un inno al metal class e subito dopo arriva la ballatona in puro stile yankee ‘Sleepless Nights’, buona nella sua semplicità. Il susseguirsi delle song è comunque senza cedimenti e la seconda parte regala emozioni con ‘Lost In The Wild’, ‘Top Of The Rock’ e la conclusiva ‘Broken Toys’. Non è certamente un album indispensabile ma è una delle testimonianze del periodo d’oro del class metal americano. I dischi uscivano a ripetizione, le band erano ambite dalle grosse etichette e tutto sembrava filare liscio, poi il crollo. Dischi invenduti, concerti vuoti, e il grundge alle porte, hanno portato il genere alla dimensione di oggi, cioè per pochi amanti, indomiti e sinceri!! (Massimo Bettinazzi)

DI ANNO 'Di Anno' (FM, 1984)

Dopo la fuga per il troppo stress dagli Iron Maiden (era ormai Maiden-mania già dopo 'Killers'), il buon Di Anno ha messo in piedi alcune formazioni che poi sono sfociate in questo progetto, chiamato appunto Di Anno. Quasi a voler nascondere le tossine metal da lui accumulate con la vergine di ferro, Paul vira verso un rock melodico vicino alle sonorità tipiche dell’AOR, senza però ottenere risultati di rilievo. Diciamoci la verità, a priori non era poi cosi male questo lavoro, certo paragonato a ciò che proveniva dall’america, patria indiscussa di rock melodico, si rimane sinceramente delusi, ma la curiosità di sentire cosa proponeva Paul era certamente tanta. Onestamente è un album non di spessore ma alcune canzoni non erano poi male, ‘Bright Lights’ per esempio. Da rimarcare tra l’altro che la timbrica di Paul non è certamente adeguata alle melodie che il rock melodico chiede. Da aggiungere non è che ci sia molto, questo è un album per chi ha amato Paul, perché non è certo un capolavoro di rock melodico. Se vogliamo è un rock elementare e nulla più, ma l’uso delle tastiere riesce a dare qualche scossina ogni tanto. Il progetto non decolla e poco dopo della band si perdono le tracce. Paul ritornerà in pista con i mediocri Battlezone. (Massimo Bettinazzi)

SAXON 'Strong Arm Of The Law' (Carrere, 1980)

Un marchio di fabbrica immortale per il movimento metal degli anni 80! Un icona dei valori primordiali della mitica N.W.O.B.H.M.. Questo disco seguiva il mastodontico Wheels Of Steel ( il loro secondo lavoro ) e di fatto ne prosegue il discorso. Un metal deciso e duro con autentici cavalli di battaglia che faranno impazzire soprattutto nei loro live act !!! Terrificante l’apertura di ‘Heavy Metal Thunder’, ancora oggi inno naturale di molti metal fan, qui è l’essenza di ciò che erano e rappresentavano i Saxon, niente fronzoli, niente ruffianismi, Biff e soci ci inchiodano al loro muro sonoro fatto di killer song, tutte da cantare, tutte da dimensioni live per eccelenza. ‘To Hell And Back Again’, altro pugno nello stomaco che ci prepara all’assalto di ‘Strong Arm Of The Law’, autentico cavallo di battaglia, capace di scuotere anche i massi ! Si, è proprio il caso di parlare di classico del genere, ed è per questo che anche i più giovani dovrebbero averlo nella loro discografia. Proprio in questo momento sto riascoltando il disco e vi giuro, è come se fossimo andati indietro nel tempo, un metal cosi puro e preciso non lo si sente più da anni, molti gruppetti si ergono a idoli del nuovo metal, ma credetemi c’è molto più ardore qui che in mille pompatissime nuove uscite. Mano alla mano, questa di Strong Arm Of The Law è, e rimane un impronta decisa di metal, e il tempo non sembra per ora in grado di scalfire tale forza espressiva. Certo non è un album per i maniaci della tecnica, ma alla fine è il feeling che conta, cioè la capacità di trasmettere emozioni e i Saxon di questo periodo erano al top !! Loro ci sono ancora, anche se c’è un po di confusione ( che tristezza ) attorno al nome, noi possiamo dire di averli ammirati e di conseguenza continueremo ad amarli senza compromessi ! (Massimo Bettinazzi)

FATES WARNING 'Night On Brocken' (Metal Blade, 1984)

Chi ama i Fates Warning celebrali delle ultime produzioni (per il sottoscritto assolutamente innovativi) non potrà non rimanere di stucco ascoltando il loro lavoro di debutto sulla lunga distanza. Americani di Cincinnati si erano fatti notare con un demo che gli fece avere un posto sulla mitica (all’epoca era quasi un marchio di qualità ) Metal Massacre V. La proposta dei Fates era chiaramente ispirata dai Maiden, ad accentuare tale paragone era il cantante John Arch, la sua carica espressiva e le sue timbriche prettamente metal , ben emulavano l’icona Bruce Dickinson. ‘Night On Broken’ è un puro album di heavy metal, nulla è concesso a parti riflessive o a momenti progressivi, metal puro come Judas e Iron di quell’epoca amavano fare. Certo è che l’album non è male, ci sono le classiche cavalcate, ‘Kiss Of Death’ e ‘Night On Broken’, che rimangono dei classici in campo metal, ma anche pezzi tirati e d’impatto. Ovvio che ascoltando questo disco nessuno si sarebbe aspettato l’evolversi che c’è stato da No Exit ( Metal Blade 88 ) in poi, ma credetemi non è il primo o ultimo caso di band che hanno saputo crescere in maniera incredibile. L’intro melodico della seconda parte dell’album è solo una piccola pausa perché ‘Misfit’ ( all’inizio era il loro nome ) è serrata e ha una ritmica decisa e possente. Da notare la musicale ‘Shadowfax’ e l’epica ‘Damnation’ , song che paga il tributo maidiano in maniera evidente ma che comunque risulta avvincente e rimane godibilissima ancor oggi. Incandescente la storica ‘Soldier Boy’ autentico biglietto da visita dei Fates Warning di questo periodo. Ripeto, per chi ama i Fates Warning celebrali e prog di oggi, questo loro debutto non ha molta importanza sul piano musicale , può però far capire a molti che fare musica non è un semplice passatempo, tutti vogliamo progredire in quello che facciamo e i Fates Warning con la loro musica hanno avuto una progressione costante. Fates Warning, ovvero partire dal metal per arrivare a un rock futuristico, proiettato nel futuro. La fortuna non ha certo dato una mano a questa fantastica band, che nonostante la qualità della sua proposta è ancor oggi una band solo per cultori. Chissà, un giorno tutto potrà cambiare ? (Massimo Bettinazzi)

GLASS TIGER 'Diamond Sun' (Capitol, 1988)

Ancora una band canadese, ed ancora rock de luxe con una classe cristallina che non potrà non farvi da compagnia nei momenti più romantici della vostra giornata. Prodotti dal noto Jim Vallance, i Glass Tiger si collocano a metà strada fra il rock orecchiabile di metà anni 80, con punte sullo stile dei gallesi Alarm, e l’aor di tipica scuola americana. Non si può certo dire che l’eleganza latita in questo loro lavoro, e in effetti i suoni sono cristallini e perfetti, il cantante Alan Frew è dotato di una timbrica limpida e perfetta per il genere in questione, e anche gli arrangiamenti non sono certo di secondo livello. La musica scorre in maniera armonica e con ‘I’m Still Searching’ i Glass Tiger’ colpiscono il centro, una song permiata di una malinconica melodia che vi spezzerà il cuore. Avrete già capito che questo non è un lavoro per metal e dintorni, ma chi ama i suoni più pop e orecchiabili con melodie anche ruffiane, troverà piacevole l’ascolto di questa band. La musica proposta è fluida e nell’insieme risulta piacevole, anche se una dose di grinta in più non avrebbe certo guastato, ma i canadesi si sa amano le parti vellutate e più emozionali del rock. Nella seconda parte un’atmosfera vagamente irlandese apre le danze per ‘My Song’, una canzone dal piglio commerciale assolutamente fresco e vivace, ma è la ballata ‘Worlds Crumble’ il vero fiore all’occhiello di Diamond Sun, un pezzo veramente ispirato degno di miglior sorte. Ancora ottimo rock d’ascolto con ‘Send Your Love’, trascinante pezzo melodico che mi ha ricordato gli australiani Noisework. Gli aor maniaci godranno delle bellissime aperture melodiche di ‘Suffer In Silence’, e a chiudere l’album troviamo ‘The Island Earth’ un manifesto bellissimo di rock romantico che ben sposa anche certa new wave inglese degli anni 80. Diamond Sun non è un capolavoro, ma un lavoro sicuramente di qualità uscito in un momento in cui il rock melodico non era certo al centro dell’attenzione. Elegante e raffinato aor, se questo non basta!!! (Massimo Bettinazzi)

 

 

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Rewiew by Massimo Bettinazzi  by Andromeda

                                                                           

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